Fibrillazione atriale: più bassi livelli di proteina C-reattiva sono associati ad un più lungo mantenimento del ritmo sinusale


Uno studio di medici italiani ha valutato il ruolo della proteina C-reattiva ( CRP ) nel predire il rischio nel lungo periodo di recidiva di fibrillazione atriale dopo cardioversione elettrica.

I livelli di proteina C-reattiva sono associati alla presenza di fibrillazione atriale e fallimento della cardioversione elettrica o farmacologica, ma nessuno studio precedente ha valutato il loro ruolo predittivo durante un periodo osservazionale di lungo periodo dopo una cardioversione elettrica di successo.

Allo studio hanno preso parte 102 pazienti consecutivi, di età media 67 anni ( 58 erano di sesso maschile ) con fibrillazione atriale persistente non valvolare, che erano stati sottoposti con successo a cardioversione elettrica bifasica.

La proteina C-reattiva ad alta sensibilità ( hsCRP ) è stata misurata immediatamente prima della cardioversione.

Il periodo osservazionale è stato di 1 anno.

I pazienti sono stati divisi in 4 gruppi in base ai quartili della proteina C-reattiva.

I pazienti nel più basso quartile di CRP ( < 1.9 mg/L) presentavano una più bassa incidenza di recidive di fibrillazione atriale ( 4% versus 33% a 3 mesi negli altri gruppi combinati, p = 0.007, e 28% versus 60% ad 1 anno; p = 0.01 ).

L’analisi di sopravvivenza ha confermato che i pazienti nel più basso quartile di CRP avevano una più bassa percentuale di recidive ( p= 0.02).

L’analisi di regressione di Cox ha mostrato che solo la proteina C-reattiva era indipendentemente associata alla recidiva di fibrillazione atriale durante il periodo osservazionale ( hazard ratio, HR = 4.98; p=0.003 ).

Dallo studio è emerso che i bassi livelli di CRP sono associati ad un più lungo mantenimento del ritmo sinusale dopo cardioversione per fibrillazione atriale non valvolare. ( Xagena2007 )

Loricchio ML et al, Am J Cardiol 2007; 99: 1421-1424

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